I TARTIT

CANTI DI PACE DAL DESERTO

Esiste una zona nel nord del Mali dove il deserto è un’immensa distesa di sabbia bianca e minuscole conchiglie, chiamate issenen n tefukk. Secondo un’antica leggenda, sono i denti che il Sole Tefukk ha perso nella sua battaglia contro Iyor, la Luna. In questi luoghi, agli inizi degli anni ’60, in una tenda nel deserto, è nata Fadimata Walet Oumar, musicista, cantante, soprannominata Disco per via della sua grande passione per il ballo, che le fece vincere un concorso di disco dance negli anni ’90. La sua famiglia appartiene all’etnia nomade dei Tuareg, una popolazione costituita da pastori che da sempre abitano il deserto del Sahara, in una regione compresa tra Mali, Niger, Algeria, Libia e Burkina Faso.

La divisione in classi nella società Tuareg, soprattutto in passato, era piuttosto rigida e comprendeva i nobili, i vassalli e gli schiavi.

Originariamente Fadimata apparteneva alla classe dei nobili, allevata fin da piccolissima dalle schiave, secondo una tradizione che prevedeva, oltre alle cure dell’infanzia, un’alimentazione forzata, mirata a ingozzare le bambine per farle ingrassare e prepararle a quella particolare condizione di staticità e lentezza che era richiesta alle donne di quello stato sociale. 

Negli anni Ottanta, Fadimata iniziò a lavorare con i guaritori dogon, portando il suo bagaglio di conoscenza delle proprietà curative delle piante, della medicina femminile e di tutto quanto riguardava la sterilità, la gravidanza e il parto. I guaritori curavano anche persone colpite da stati depressivi o malattie di vario genere, spesso dovuti alla convinzione che fossero causati dagli esseri soprannaturali che abitavano nel deserto, fra le montagne, nelle oasi, sugli alberi e nei pozzi e che potevano provocare allucinazioni e stati di follia. La stessa Fadimata, quando percepiva i sintomi di una qualche malattia, era solita portare addosso cordini di cuoio con appesi piccoli contenitori con amuleti e protezioni di vario genere.

A seguito di una delle rivolte dei Tuareg, nel 1995, molti maliani erano fuggiti dal deserto e stavano vivendo nei campi profughi della Mauritania e del Burkina Faso.

In quegli stessi campi cominciò a prendere forma nella mente di Fadimata l’idea di creare un gruppo musicale prevalentemente femminile, per dare voce all’identità e all’esistenza del popolo dei Tuareg, mantenendo in vita una tradizione e una cultura che stavano scomparendo. Nacquero così i Tartit, parola che significa unione. Negli anni, il gruppo ha cominciato a diffondere in tutto il mondo la storia e la condizione politica del popolo Tuareg, cantando l’esilio, l’ amore, la pace, la nostalgia per la terra amata, la speranza di potervi fare ritorno.

I Tartit hanno all’attivo la registrazione di alcuni album, tutti in lingua originale, il Tamasheq. La band è composta da quattro donne e cinque uomini velati ( in Mali, al contrario degli altri paesi islamici, sono gli uomini a portare il velo ).

Essendo un gruppo a conduzione femminile, nei loro canti il mondo dei Tuareg è raccontato dallo sguardo delle donne, che spazia tra famiglia, sanità, difficoltà della vita quotidiana, educazione, istruzione, fondamentale soprattutto per le bambine e le ragazze. “La donna è il pilastro centrale della tenda, e se il pilastro cade, l’intera tenda cadrà”, cantano nel brano “Tamat” ( la donna). Nella società Tuareg le donne hanno un ruolo di primo piano, possono avere più relazioni al di fuori del matrimonio e possono disporre di tutti i loro beni se divorziano. Inoltre possiedono la casa e gli animali, due risorse importantissime per chi vive in mezzo al deserto.

Durante gli spettacoli i Tartit indossano i loro abiti tradizionali che, come racconta Fadimata, “Hanno tre colori principali : il bianco, il blu e il nero. Il bianco è il colore della festa, dei matrimoni, dei battesimi, il blu quello del cielo e il nero rappresenta la vita di tutti i giorni, perché nel deserto il nero nasconde meglio lo sporco, la polvere, non si ha il tempo di lavare tutti i giorni.”

Gli strumenti musicali sono quelli della tradizione Tuareg. Ne cito alcuni: il tende, (tamburo tradizionale), il teherdent(chitarra a tre corde), l’imzad (strumento monocorde composto da crine di cavallo e una zucca). Il canto in genere è affidato alle voci femminili.

I Tartit si esibiscono seduti e in alcuni momenti, durante l’esecuzione dei brani, qualche membro del gruppo si alza e incomincia a danzare con movimenti ritmici. La musica, ricca di suggestioni, attrae come una calamita, è coinvolgente, ipnotica, ciclica, animata da sonorità a volte acute e pungenti, a volte profonde, accompagnate da battiti di mani e movimenti delle braccia.

Racconta ancora Fadimata: “Il tende, che è esclusivamente suonato dalle donne, è il mortaio con cui noi prepariamo il nostro cibo. E quando non portiamo troppo bagaglio con noi nel deserto, abbiamo solo uno strumento. Di giorno, ci pestiamo dentro il grano e di notte lo trasformiamo velocemente in un tende. È semplice da costruire, ci stendiamo sopra una pelle di capra o di pecora, la leghiamo con un pezzo di corda e la copriamo con un panno. E’ molto facile, e poi la mattina, ne abbiamo bisogno e togliamo la pelle e cominciamo a pestare ancora il grano.”

I Tartit rappresentano per i Tuareg un punto di riferimento fondamentale, che incarna gli ideali di speranza, pace, unità e solidarietà in cui gli uomini e le donne del deserto si riconoscono.

fonti:

https://docenti.unimc.it/u1.chelatidirar/teaching/2015/14866/files/presentazione-tesine-18.05.2016/Mobilita%20Touareg.pdf

Barbara Fiore -Tuareg- Edizioni Quodlibet Compagnia Extra

Barbara Fiore – Il bosco del guaritore – Edizioni Bollati Boringhieri

https://it.wikipedia.org/wiki/Tartit
https://fr.wikipedia.org/wiki/Fadimata_Walet_Oumar

Un ringraziamento particolare a:

Fadimata Walet Oumar

Franca Cristofaro