Le Filandere
Nelle filande del nord Italia, in grandi capannoni densi di umidità, le donne svolgevano un lavoro che consisteva nel muovere con le mani nude i bozzoli dei bachi da seta, immersi in una bacinella piena di acqua caldissima. Il movimento produceva la fuoriuscita di filamenti sottilissimi che si aggregavano in modo da formare un unico filo, che veniva posizionato poi nell’aspo, un attrezzo che lo avvolgeva formando una matassa. I fili dovevano poi essere scrupolosamente controllati dalle donne perché non ci fosse la minima imperfezione.
In filanda lavoravano anche bambine e ragazzine, che fornivano alle filandere un certo numero di bozzoli per le bacinelle e dovevano poi raccogliere continuamente i residui che venivano gettati a terra.
Il lavoro delle filandere era sottoposto a controlli severissimi e quotidiani, cioè:
il cal e il poch, che fornivano il risultato dei controlli sulla quantità del lavoro che doveva corrispondere a parametri precisi e il pruvìn, che stabiliva invece le caratteristiche del filato, cioè la qualità del lavoro della filandera.