Intervista a Lucilla Galeazzi

LA TRADIZIONE NON E’ IL CULTO DELLE CENERI MA LA CUSTODIA DEL FUOCO

(Gustav Mahler)

Lucilla Galeazzi, cantante e compositrice, è anche una delle più grandi ricercatrici e interpreti del canto popolare italiano.

Nasce a Terni il 24/12/1950 da una famiglia di operai, ma anche di musicisti e cantori.

Sentiamo il suo racconto per Siing Magazine.

Che importanza hanno avuto il canto e la musica nella storia tua e della tua famiglia?

In casa mia si cantava e si suonava in continuazione, i miei genitori avevano una bellissima voce, i fratelli di mia madre suonavano violino, chitarra, contrabbasso, mandolino. Ho un nipote cantante lirico.

Da bambina e da adolescente cantavo sempre a scuola, mi dicevano che avevo una bella voce intonata.

A 16 anni un cugino mi invitò a formare un gruppo rock e così andammo a suonare per la prima volta in pubblico per guadagnare qualche soldo.

Il canto mi cambiò il carattere, ero una ragazza silenziosa e un po’ solitaria, ma poco a poco divenni più espansiva e ciarliera… insomma, una specie di “rivoluzione del carattere”.

Quali sono stati gli incontri significativi che ti hanno indirizzato verso la professione di cantante?

L’incontro con Valentino Paparelli, umbro, antropologo, docente di etnomusicologia e ricercatore di canti tradizionali, mi cambiò la vita. Grazie a lui scoprii la musica popolare, non quella urbana che già conoscevo, ma quella della campagna, canti contadini, serenate, canti di lavoro.Voci completamente diverse, emissione tra il canto e il grido, fischi per guidare gli animali, canti legati ai riti della campagna, agli spazi grandi.

Queste voci mi fecero conoscere un mondo totalmente nuovo e per me sconosciuto, rimasi stupefatta dalla musica, dal volume delle voci, dalle narrazioni e dalle storie che intercalavano i canti. 

Poi ci fu l’incontro con Giovanna Marini negli anni ’70. La collaborazione con lei nacque quando Giovanna, che già aveva avuto occasione di sentirmi cantare, mi chiese di sostituire una delle cantanti che facevano parte del suo gruppo. Le piacque la mia voce, la mia presenza scenica, il mio modo di fare e dal quel momento il nostro sodalizio divenne costante.

Collaborai anche con Roberto De Simone, musicologo napoletano, con grandi musicisti jazz, con l’ensemble barocco l’Arpeggiata…insomma, furono esperienze per me davvero significative. 

Il canto popolare è molto interessante per le funzioni che ha e per il tipo di emissione vocale. Ce ne vuoi parlare?

La postura deve essere eretta in modo da non pesare sul diaframma. I cantori popolari avevano voci potenti perché cantavano all’aria aperta, con canti a domanda e risposta, improvvisati, da un capo all’altro di spazi enormi.

Non si trattava di tecnica, chi aveva voce e un’impostazione naturale, cantava, chi non l’aveva no. Il canto popolare prevede una voce dritta, non girata e chi ha doti naturali può’ arrivare a note altissime.

I cantori seguivano il ritmo del lavoro, il canto aveva la funzione anche di rallegrare e far stare bene, rendere meno pesante le attività che si svolgevano, creare socialità e senso di appartenenza alla comunità.

I canti popolari in genere erano cantati da persone che non sapevano leggere. Ad esempio le mondine, piegate in due con i piedi e le mani nell’acqua, cantavano la versione di Bella Ciao con altro testo, perché non sapevano né leggere né scrivere ma sapevano cantare e spesso nei canti dicevano quello che volevano far sapere al loro padrone.

Tu sei una ricercatrice e hai fatto anche esperienze con donne di altre culture…

Negli anni 90 feci una tournée con un gruppo di donne marocchine, le B’ net Houariyad. Sono cinque straordinarie donne della regione di Marrakech che cantano e ballano al ritmo dei loro tamburi.

I temi delle loro canzoni riguardano la condizione della donna, l’amore, la bellezza. 

Nei loro canti raccontano di giovani donne che rifiutano il matrimonio combinato con un vecchio ricco, di uomini derisi perché hanno tante mogli e devono lavorare per mantenerle, raccontano la seduzione, eseguono canti e danze rituali di donne possedute dagli spiriti.

Cantano all’unisono, non sono cantanti professioniste ma hanno voci bellissime e un modo di cantare molto particolare.La loro vocalità è inimitabile. All’inizio non fu facile perché queste donne non erano abituate a stare su un palco e avevano i loro tempi e le loro abitudini. Ma poi fu un successo. 

Nel tuo repertorio c’è un canto popolare che si intitola Semo de Cinturini. E’ il canto delle operaie dello jutificio di Terni. Ci puoi raccontare qualcosa?

Nell’800 a Terni c’era uno jutificio,che era stato fondato dal genovese Alessandro Centurini.

Prima ci sono andate le mie nonne, nonna Mariuccia e nonna Amedea, poi mia madre e le mie zie.

Le balle di juta venivano confezionate soprattutto per contenere legumi, perché il tessuto permetteva loro di “respirare”, ma quando negli anni ’60 la plastica sostituì la juta la fabbrica venne chiusa.

Alessandro Centurini aveva l’idea di assumere donne perché pensava che fossero tutte timorate di Dio e quindi non avrebbero opposto resistenza alle richieste dei capi e avrebbero lavorato sodo.

Ma anche alle timorate di Dio che entravano in fabbrica alle sei di mattina e ne uscivano dopo 12 ore di lavoro, a volte lavorando anche la notte, il timore di Dio passa in fretta e nel 1908 ci fu uno sciopero memorabile, guidato da una ragazza di 16 anni, Carlotta Orientale, per rivendicare i diritti

e chiedere un trattamento più umano. Basta pensare ad esempio che per circa 2000 lavoratrici c’erano solo tre bagni, le donne non avevano nemmeno i permessi per il parto, partorivano direttamente in fabbrica, insomma erano trattate come schiave. 

Semo de Cinturini è nata da autori sconosciuti, su una musica già esistente, probabilmente composta da cantori popolari. Le parole sono state poi aggiunte dalle donne.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Riprendere finalmente a cantare!

Intervista rilasciata il 23/ 03/22

Grazie a Lucilla Galeazzi, Albert Hera, Maria Cristina Brivio

https://www.youtube.com/watch?v=0XMAJvI1v2Y (Lucilla Galeazzi – Quante stelle nel cielo con la luna)

https://www.youtube.com/watch?v=euX3g76kMZE (Lucilla Galeazzi e Arpeggiata – Voglio una casa)

https://www.youtube.com/watch?v=T3Oafe5bDo4 (Lucilla Galeazzi – Semo de Cinturini)

https://www.youtube.com/watch?v=3y1S1xRfklo ( B’ net Houariyad – Sidi Musa)